Il 23 ottobre del 1992 Laurie Colwin andò a dormire e non si svegliò mai più. Viveva con suo marito e sua figlia e aveva solo quarantotto anni. Era una donna che amava molto la sua famiglia e la tradizione. Leggeva senza sosta, oltre ad essere una scrittrice era una traduttrice e tra i suoi interessi c’èra la musica pop, in particolare quella della Motown. Il romanzo edito dalla casa editrice SUR pubblicato in questi giorni ha permesso a Laurie di vivere il suo sogno, quello di essere una corista bianca in un gruppo soul in tour.
Come si dice addio, tradotto da Francesca Pe’, racconta la storia di Geraldine, una ragazza ebrea di buona famiglia, che lascia il dottorato per avere quello che serve, fare la corista (la prima e unica corista bianca) in un gruppo rhythm and blues, Vernon e Ruby Shakely e le Shakettes. «D’altro canto, sul palco provavo sensazioni mai provate prima. Ero un’aquila, un angelo. Il mio corpo era fatto di pura sostanza liquida, e faceva tutto quello che gli chiedevo. Ballavo finchè non mi sentivo sciolta e naturale come una pattinatrice sul ghiaccio. Potevo concentrarmi su uno spettatore nel pubblico e trasformarlo in gelatina. Le grandi domande svanivano. Non c’erano domande, solo risposte. Ero dentro la musica. Mi avvolgeva. Non mi ci perdevo, anzi ritrovavo me stessa. L’estasi che la gente trovava nella religione, io la trovavo nell’essere una Shakette. Era una esperienza intra-corporea». Nella vita di Geraldine arriva inaspettatamente l’amore, è amata da un uomo di cui si innamora, Johnny gli chiede di rinunciare alla sua vita selvaggia e prendersi cura del futuro. La consapevolezza di un incontro importante sostiene la nascita di un legame forte; ma Geraldine riuscirà ad adattarsi a questa nuova identità?
La storia è coinvolgente grazie al temperamento della protagonista che riesce a trascinare il lettore nel suo umore altalenante, dai suoi dubbi fino al suo entusiasmo: «Ci voleva poco a rendermi felice. Scoprii una cantante che si chimava Verlie Waters e di cui non si sapeva quasi niente. Cercai su di lei in biblioteca. Era stata una delle prime cantanti donne a scriversi il materiale da sola. Era figlia di insegnanti, morta di turbecolosi a ventotto anni. Mi sedetti dietro il mixer ad ascolatre No one Can Sing It But Me». Questo è un romanzo scritto in modo sincero che esplora educatamente il carattere della gente, le relazioni personali, le distinzioni di classe e il loro effetto sui comportamenti umani, il ruolo del denaro e dei beni. È una storia che merita di essere ascoltata.
LAURIE COLWIN
Come si dice addio
BIG SUR