La scoperta dell’America

Cesare Pavese è un uomo che ha lasciato l’estate in tasca, guardava al mondo con un occhio solo, ma non gli impediva di essere pieno di arguzia. La malinconia non lo ha bloccato, si è occupato di tutto e a questo suo universo guardiamo spesso con le stesse prospettive, mentre La scoperta dell’America ci restituisce uno scenario diverso. Nel 1951 Einaudi pubblicò La letteratura americana e altri saggi, un volume di scritti pavesani, redatto da Italo Calvino e suddiviso in tre sezioni: Scoperta dell’America, Letteratura e società, Il mito. Qui scopriamo l’America attraverso articoli apparsi su varie riviste dove si esprime in merito a Lewis, Anderson, Melville, Henry, Dos Passos, Deiser, Whitman, Faulkner, Stein, Matthiessen, Wright.

Dario Pontuale curando questa pubblicazione dimostra che quello che sembra essere andato perso, in verità è la rivincita di un’altra vita, così recupera l’estate dalle tasche di Pavese. Redige l’introduzione dopo l’affaticamento nel mantenersi in equlibrio tra l’immedesimazione e la giusta distanza con l’uomo prima e lo scrittore poi. Recupera il fiocco rosso e ci regala uno dei saggi più belli del 2020, con la prefazione di Ernesto Ferrero che scrive, «Pavese resta l’uomo dell’esatta operosità nello studio, nel lavoro creativo, nel lavoro dell’azienda editoriale, l’uomo per cui ogni gesto, ogni ora aveva una sua funzione e un suo frutto, l’uomo la cui laconicità e insocievolezza erano difesa del suo fare e del suo essere, il cui nervosismo era quello di chi è tutto preso da una febbre attiva, i cui ozi e spassi parsimoniosi ma assaporati con sapienza erano quelli di chi sa lavorare duro.»

Questi articoli ricchi di citazioni bibliografiche che conservano integralmente il testo e le note volute dall’autore, appagano il lettore attraverso i sensi che scruta lo scrittore preferito; a pagina 171 c’è Walt Whitman e l’anima trema. «Un gigante dalla camicia d’operaio aperta al collo e dalla barba dura, concentrato in due occhi misteriosi che, a momenti, possono anche sembrar teneri.» Pavese naviga oltreoceano, baratta il suo dolore con la cultura e ci insegna ad attivare la nostra visione razionale, poetica, immaginativa a tratti magica in una sola parola, la visione critica. Possiamo ringraziare Pavese per averci portato l’America in casa e per averci invitato a scoprirla, noi lettori insieme ad un uomo che «accorda perennemente lo strumento narrativo».

CESARE PAVESE
La scoperta dell’America
Prefazione di Ernesto Ferrero
a cura di Dario Pontuale
Nutrimenti Edizioni