Beati gli inquieti

Caro Lettore,

attraverso la storia raccontata da Stefano Redaelli non entrerai in un libro ma in un mondo dal quale ci teniamo lontani perchè non sappiamo come affrontare la follia. Antonio, il protagonista del romanzo, chiede alla direttrice di una struttura psichiatrica ‘La casa delle farfalle’, di entrare per una settimana, spacciandosi per un paziente, perchè desidera scrivere un libro. È una storia nella storia, dove il protagonista fissa l’esperienza tra le pagine attraverso le persone che abitano un deserto fragile e costruisce un significato utile per riappropriarsi di una identità dimenticata. Antonio doveva essere un registratore all’interno di questa struttura psichiatrica, invece diventa ascolto e costruisce amicizia mentre si specchia ripetutamente in persone che vivono di umanità separata e sincera. «Carlo è in piedi davanti alla finestra. Da quando sono entrato nella stanza non si è mosso di un centimetro, come se non ci sentisse, come se non esistessimo. Mi avvicino. Osservo il paesaggio dal suo punto di vista. Un pezzo di terra incolto, qualche albero di ulivo. Per quanto mi sforzi non vedo altro.»
La penna dello scrittore attraverso un flusso spontaneo di ispirazione ti conquisterà perchè mentre oscilla tra poesia e verità cerca di mantenersi in equilibrio sulla giustizia, utile a vivere il diverso. Ed ecco la beatitudine degli inquieti! Questo libro dovrebbe essere la richiesta di ogni lettore per comprendere una moltitudine di cose. Ho capito che non bisogna avere paura di chi sente voci diverse dalle tue, di rivolgere lo sguardo dove non lo volgiamo per comodità. Ho capito che non bisogna avere timore del tempo sospeso e uno spazio vuoto perchè in quei corridoio albergano delle voci umane, dove un discorso sembra non avere un senso in verità se guardi bene è uno specchio dove puoi osservarti. Ho capito che la follia vuole essere ascoltata e che ci conduce alle contraddizioni del cuore dove possiamo superare il timore di non farcela. Abbiamo il bisogno di superare i nostri limiti. Ho capito che voglio capire di più da una voce altra, che per chiedere la fiducia dobbiamo essere disposti a donarla. È un errore dividere un mondo di fuori da un mondo di dentro perchè ci sono esperienze che permottono di costruire un altro mondo diverso da quello sano ed è proprio in quell’altrove che trovi disparati sensi che non potresti trovare in nessun altro modo. E poi non bisogna avere paura di chi perde la sua identità anzi è un posto dove puoi tornare ad abitare. Ho capito che la follia è senza punteggiatura ma il testo si comprende, la follia sceglie gli spazi bianchi per esprimersi senza imporsi a nessuno. Con la ragione riusciamo ad intenderci ma con la follia scegliamo idee straordinarie come questo libro. Caro lettore gli inquieti ti inquietarenno in modo beato, dove le parole di un romanzo attecchiscono perchè «una storia va nutrita, tutti i giorni, bisogna chinarsi e sudarci sopra.»

STEFANO REDAELLI
Beati gli inquieti
NEO Edizioni