Quando parliamo dei pregi della lettura per promuovere i suoi effetti benefici solitamente risaltiamo gli aspetti legati alla conoscenza oppure allo spirito. La lettura offre sempre una seconda possibilità, aiuta a riscoprire le radici del nostro sè e riconoscere l’altro. Oltre all’aspetto psico-filosofico vorrei sottolineare anche l’aspetto neuroscientifico quindi occuparmi delle modalità neurobiologiche con le quali la lettura viene effettuata. Prima di tutto è necessario sapere che abbiamo gruppi di neuroni specializzati detti “rilevatori di lettere” che trattano ed elaborano le diverse tipologie di informazioni connesse al riconoscimento visivo, grafico, sonoro e semantico delle singole lettere, delle parole e quindi delle frasi. L’invenzione culturale della lettura, avvenuta 5.500 anni fa, ha trasformato la mente umana più di qualsiasi altra invenzione, attraverso la ristrutturazione diretta e indiretta di una pluralità di processi mentali. Dopo questa invenzione le neuroscenze hanno cominciato ad occuparsi di studiare il funzionamento intimo dei processi mentali che si innescano durante l’esecuzione dell’atto della lettura, un atto apparentemente semplice ma in verità complesso, se pensiamo che in un momento riconosciamo una parola composta da una sequenza di lettere (simboli) e calcoliamo la pronuncia per accedere al significato.
Per leggere, facciamo funzionare il nostro cervello in un modo diverso rispetto a quello per cui è stato programmato geneticamente. La codifica delle lettere è un tipo di roconoscimento affidato a gruppi di neuroni specializzati che lavorano in modo integrato dando origine ad una organizzazione di procedure mentali tra loro finemente coordinate che consente di gestire il flusso delle informazioni. Contemporanenamente alla codifica avviene il riconoscimento semantico della parola, ossia il significato, attraverso l’uso di una serie di “dizionari” che costituiscono il lessico mentale di ogni lettore. Le operazioni che ho appena descritto avvengono in pochi millesecondi ed è forse la cosa più sorprendente nel comprendere come si svolge l’esecuzione della lettura che attiva prima le regioni occipitali laterali e poi si trasferisce ad una zona dell’emisfero sinistro tra i lobi occipitali e quelli temporali; questo trasferimento si manifesta durante la decodifica delle lettere in suoni ossia quando “le lettere viste e i suoni si riuniscono”. Secondo Marianne Wolfe neuroscienziata cognitivista di fama internazionale (…è lei che mi ha ispirata nella scelta del nome del blog, dopo averla incontrata nel 2017 ad un convegno tenuto a Spoleto!) cominciare a leggere può essere considerato uno spartiacque nella vita mentale di un essere umano perchè impara anche a concentrarsi e a muoversi rapidamente da un contenuto interessante all’altro. Un cervello che legge è diverso da un cervello che non legge, perchè il lettore “allena” una parte appositamente strutturata acquisendo una plasticità mentale grazie all’attivazione di circuiti delle sinapsi che collegano la struttura originale del nostro cervello e le nuove connessioni. Insomma abbiamo la possibilità di andare oltre i nostri limiti! Diventare fluidi nei processi di decodifica consente ai lettori di elaborare idee, informazioni e accedere agli argomenti scelti quindi acquisire la conoscenza. L’importanza della lettura prevede una serie di prospettive tra cui quella cognitiva e come il caro Proust ci insegna «finchè la lettura resta per noi la iniziatrice le cui chiavi magiche ci aprono, nel profondo di noi, la porta delle dimore in cui non avremmo saputo penetrare da soli, la sua funzione nella nostra vita è salutare.»