Amore liquido

Forse il tempo a disposizione mi è parso troppo breve non a causa della mia ormai veneranda età, ma perchè quanto più vecchi si diventa tanto più si impara che per quanto grandi i pensieri possano sembrare, non lo saranno mai abbastanza da inglobare, e tanto meno trattenere, la munifica prodigalità dell’esperienza umana. Ciò che sappiamo, desideriamo sapere, cerchiamo di sapere, dobbiamo tentare di sapere a proposito dell’ amore o del suo rifiuto, nell’essere soli o in compagnia e del morire soli o in compagnia: può tutto ciò essere ottimizzato, messo a posto, può soddisfare gli standard di coerenza, coesione e completezza stabiliti per le questioni di minore importanza? L’amore e la morte, i due protagonisti di questa storia non ha trama nè epilogo ma condensa in gran parte l’urlo e il furore della vita, consentono più di qualunque altro tema questa sorta di riflessione, scrittura e lettura. Entrambi sono eventi definitivi, irriguardosi e indifferenti a tutto il resto. E dunque non si può imparare ad amare; così come non si può imparare a morire. Nè si può imparare l’alusiva arte di non rimanerne impigliati o tenersene alla larga. A tempo debito, l’amore e la morte colpiranno; solo che non abbiamo la benchè minima idea di quando tale ora scoccherà. L’amore sembra godere di uno status diverso rispetto agli altri eventi irripetibili. Certo, è possibile innamorarsi più di una volta e c’è chi si vanta di innamorarsi e disamorarsi fin troppo spesso. Ormai l’orizzonte delle esperienze cui si attribuisce la parola amore si è espanso a dismisura, si potrebbe finanche credere che le capacità amatorie crescano via via si accumula esperienza. Ma si tratta di un’altra pia illusione…
Nel Simposio di Platone, la profetessa Diotima di Mantinea fece notare a Socrate, il quale ne convenne, che l’amore non è amore del bello, ma generazione e procreazione del bello. Amare significa desiderare di generare e procreare e dunque chi ama quando si avvicina al bello diviene ilare e nella sua letizia si effonde e procrea. In altre parole non è nella brama di cose pronte per l’uso, belle e finite, che l’amore trova il proprio significato, ma nello stimolo a partecipare al divenire di tali cose. L’amore è simile alla trascendenza; non è che un altro nome per definire l’impulso creativo e in quanto tale è carico di rischi, dal momento che nessuno può mai sapere dove andrà a finire tutta la creazione. Senza umiltà e coraggio non c’è amore. Sono qualità indispensabili, in dosi massicce, ogni qual volta ci si addentra in una terra inesplorata e non segnata sulle mappe, e quando tra due o più esseri umani scocca l’amore è proprio in questo tipo di territorio che vengono spinti. L’amore consiste nell’aggiungere qualcosa al mondo, e ciascuna aggiunta è la traccia vivente dell’io amante, nell’amore, il proprio io viene a poco a poco trapiantato nel mondo. L’ io amante si espande attraverso il proprio donarsi all’oggetto amato. E dunque amore significa prepotente desiderio di proteggere, nutrire, riparare; e anche di accarezzare, coccolare e accudire.

Zygmunt Bauman