L’importanza di chiamarsi Canio

Caro Socio,

hai scelto una persona che mi vuole bene per darmi la notizia che non avrei voluto ricevere. Perché tu lo sai che solo il bene ci può salvare. Poco tempo fa in Via Labicana riflettevamo su cosa nella vita produce un silenzio assordante mentre ignoravo tutto questo. “Noi provinciali lo sappiamo bene”, dicevi, quando mi raccontavi che da giovanissimo ti sei trasferito a Roma per laurearti poi l’esperienza lavorativa in Germania per tornare nella capitale e dedicarti al mondo della carta; gestire i libri come lettore, editore, libraio e “pazzoide esaltato”, come me. Cosa mi fa tanto piangere? Il pensiero di non parlare più con te? La paura nel pensare che avrei potuto non conoscerti? La vita che meritavi ancora di vivere? Mi mancherai molto. Una amicizia nutriente, ferma al messaggio del giorno prima al tuo malore, “se non zappi è inutile seminare”. In poco più di un anno mi hai lasciato un patrimonio umano inestimabile che conserverò con parsimonia. Hai amato tantissimo la vita, il valore più importante per te si chiama dignità, hai amato la tua compagna di sempre, costruito ovunque, riposto tutto il tuo orgoglio nel figlio che hai regalato al mondo. Scrivo con l’illusione che tu possa leggere queste parole così sole, in verità l’unica cosa che vorrei fare è abbracciarti e dirti grazie per esserti fidato di me, per avermi dato uno spazio dove potevo esprimermi, per non avere mai nascosto la tua stima, per aver condiviso con tutti quello che avevi capito, che il senso non c’è ma siamo noi a darlo. Per me resti il municipio umano di Roma, quella con il cielo terso, la luce esclusiva, il Colosseo ridente, già, guardavamo tutto questo mentre restavamo in piedi fuori dalla libreria a fare battute, io aspettavo il tram e tu aspettavi me che aspettavo il tram, e dicevi “ma guarda che giornata!”. Era così semplice la tua gioia. Per tutto il tempo che sei rimasto ti sei fidato delle tue emozioni è questa l’importanza di chiamarsi Canio.