Il romanzo di Silvia Cossu si dispiega in centocinquanta pagine con profonda intensità emotiva. Il confine è la storia di uno psichiatra che decide di rivolgersi ad una biografa abituata a raccontare la vita degli altri, e su commissione ”vende un senso”, lei scrive ciò che le viene chiesto da persone che desiderano lasciare un’impronta. Da questo confronto svolge un romanzo affascinante dove il lettore insieme alla protagonista avanza verso il fondo della realtà, ostinandosi a cercare di capire chi ha di fronte e di superare le continue suggestioni provocate dall’abilità di uno psichiatra. C’è un giallo da risolvere, colpi di scena da vivere, altri personaggi a movimentare la scoperta, in un percorso ad alta tensione. Da un lato una donna abituata al controllo, dall’altro un uomo che cerca di confonderla, una biografa che osserva il suo oggetto che incarna il fantasma di cui ha paura e che lo racconta, cercando di utilizzare diversi punti di vista ma poi giunge sempre e solo ad uno, «deve essere l’inquietudine che mi spinge verso questa direzione.» Silvia Cossu sembra rispondere con il romanzo ad una continua interrogazione che arriva dall’universo. «La sensazione è di riflettermi su una superficie curva, dove non capisco se ciò che scorgo altro non è che quello che metto in scena io: la deformazione della mia voce, la tensione con cui mi sforzo di comprendere qualcosa che non so se appartiene a lui o a me. Forse è questa la ragione per cui la frase iniziale con cui volevo iniziare il libro è svanita e non l’ho recuperata.»
Il nostro confine è la cura, ciò che produce il cambiamento nella propria esistenza. Delineare il confine significa costruire la propria identità, abbandonare il senso di controllo sulla realtà che ci pervade per cominciare a fidarci delle nostre emozioni, significa non farci limitare dalla paura, consapevoli che la vita è precaria ma in qualche modo quando ci perderemo, torneremo ad abitare noi stessi, anche di fronte ad un sacro imbroglio.
SILVIA COSSU
Il Confine
Neo Edizioni