Giuseppe Vincenzo Tucci nasce a Macerata il 5 giugno del 1894, autore di circa trecentosessanta pubblicazioni, morirà nel 1984. Non ama essere chiamato intellettuale, gli da fastidio perchè «è una parola che non ha una lunga tradizione; è venuta di moda appena l’intelletto cominciò a prevalere sullo spirito, il conoscere sul sentire, la certezza scientifica sulla contemplazione». Il più grande orientalista d’Italia e d’Europa del novecento propone un ideale antico di equilibrio e di serenità, partecipa in modo umile alla vita. Studioso e insaziabile collezionista di libri, conobbe un gran numero di lingue antiche e moderne, fondò il Museo Nazionale d’Arte Orientale.
Vi invito alla lettura del libro Non sono un intellettuale, pubblicato nel luglio del 2017 e curato da Maurizio Serafini e Gianfranco Borgani, appassionati dell’opera e la figura del loro concittadino, lavorano insieme per divulgare la vita di questo esploratore. Una pubblicazione che raccoglie le riflessioni di un uomo che ha viaggiato per comprendere le genti, per mettersi nei panni dell’altro, nella lingua dell’altro. L’obiettivo non è accumulare saperi ma la «comunione fiduciosa» tra le culture, perchè la diffidenza appesantisce il mondo. Una straordinaria antologia costituita da articoli e brevi saggi apparsi sui giornali e quotidiani nell’arco di oltre un cinquantennio, mai più ripubblicati. Un lavoro intenso ed interessante, che permette al lettore di fare una passeggiata in alta montagna, inoltrarsi in sentieri solitari, ricchi e silenziosi per ascoltare la voce di un uomo che racconta la semplicità della vita, la spontaneità dell’amore, l’importanza del sole e la conquista della solitudine in un divenire che spesso condiziona le nostre scelte e sacrifica la nostra essenza. Un testo prosperoso, con riflessioni robuste su argomenti come la politica, la letteratura e la pedagogia.
La scoperta di questa antologia ha permesso di avvicinarmi ad un uomo colto che tramuta in azione il suo pensiero perchè accetta le sfide. Questo è un libro che non ama essere raccontato, ma vissuto; è una esperienza che ognuno di noi dovrebbe fare, individualmente. «L’uomo deve custodire il suo pensiero che costruisce attraverso il colloquio tra lui e le cose senza dimenicare mai che è un giudice, rappresenta sè medesimo e deve essere orgoglioso della sua unicità».
GIUSEPPE TUCCI
Non sono un intellettuale a cura di Maurizio Serafini/Gianfranco Borgani
Arte Nomade Edizioni
Ph: Biblioteca Comunale “Mozzi-Borgetti” di Macerata. Sono conservati numerosi premi e riconoscimenti ricevuti negli anni da Giuseppe Tucci. Il più bello per estetica e prestigio il Premio Jawaharlal Nehru per la “Comprensione Internazionale”.