Torrenti di primavera

 

Sherwood Anderson (di cui consiglio la lettura I racconti dell’Ohio) è una delle massime figure della letteratura americana del primo Novecento e padre spirituale dei narratori maggiori del secolo tra cui Ernest Miller Hemingway. In Italia ebbe molta fortuna nell’età di Elio Vittorini e di Cesare Pavese, che tradusse e ammirò Riso nero il suo romanzo più fortunato. Come vi dicevo l’influenza di Anderson su Hemingway è stata fortissima, aveva solo ventidue anni quando lo stimolò ad andare a Parigi e lo introdusse con le sue lettere nei circoli letterari della città. Hemingway vedeva tutto con l’occhio del reporter addestrato nel suo apprendistato giornalistico, era un occhio al quale non sfuggiva niente e che non dimenticava niente. Anderson cercò di liberare il giovanissimo scrittore dal un linguaggio fortemente impresso nel suo stile dal «Kansas City Star».

Suscitò stupore la satira che Hamingway fece di Riso nero in Torrenti di primavera scritto nel 1926 in dieci giorni, prese il titolo da Turgenev e l’epigrafe da Tom Jones di Henry Fielding. Per quale motivo il giovane scrittore fece questo? Su suggerimento di Fitzgerald l’editore Scribner aveva chiesto ad Hemingway di pubblicare il suo nuovo romanzo, una richiesta che era ansioso di accettare ma che non poteva realizzarsi perché con la casa editrice Liveright aveva un contratto che lo legava con tre pubblicazioni. Per liberarsi dell’opzione era necessario che Liveright rifiutasse un libro, in questo caso non avrebbe mai potuto pubblicare una satira di Anderson, il suo autore più importante.

Il 21 maggio del 1926 Hemingway scrisse una lettera ad Anderson dove si mostrava pentito, chiese scusa, aveva compreso che questo era destinato a restare un punto nero nella sua vita, dalla lettera si apprende anche il suo tentativo inutile di togliere dalla circolazione il libro. Torrenti di Primavera resta una perfetta satira americana di uno scrittore ancora alle prime armi con un talento indiscusso che conclude la sua pubblicazione in questo modo: «Spero di aver fatto bene, a dire queste cose qui, ma è che sentivo di doverti una qualche spiegazione, o lettore. Io non credo nei lunghi commiati, non più di quanto creda nei lunghi fidanzamenti, perciò con un semplice addio e buona fortuna, o lettore, ora ti lascio ai fatti tuoi»

SHERWOOD ANDERSON
I racconti dell’Ohio
Einaudi

ERNEST HEMINGWAY
Torrenti di primavera
Einaudi