Dall’amicizia tra Edoardo Albinati (vincitore del Premio Strega nel 2016) e Filippo Timi è nato un romanzo che si intitola Tuttalpiù muoio. Filo è il protagonista generoso di questa storia, scappa verso un corso di teatro abbandonando il luogo dove è cresciuto, una frazione del comune di Perugia. È balbuziente, è mezzo cieco, è grasso, e soprattutto è sottoposto a periodici attacchi epilettici, ma ad un certo punto comincia a pensare che è necessario dare amore ai suoi difetti e non ucciderli. Una vita cominciata in bianco e nero che nel tempo si colora di emozioni, «perché mi sono ribellato a un dolore che non capivo». Una biografia suonata a quattro mani che oscilla da una nota poetica e commovente ad una nota scandalosa e feroce, un connubio felice che da alla luce un romanzo importante, una lettura che dovremmo regalarci per comprendere che al fondo di ogni vita c’è l’incontenibile bisogno di amare e di essere amati, che quella ferita appartiene a tutti ma qualcuno decide di farla parlare.
Filippo Timi oggi è centomila cose, attore di cinema e di teatro, scrittore, autore, regista, sceneggiatore, poeta e pittore. Il teatro che ha inseguito invita ad aprirsi allo scandalo e a non adagiarsi al “vivacchio”, le sfide teatrali che ha scelto gli chiedono di vivere, senza tenere conto delle definizioni. Il piacere della creatività non conosce censura, l’arte è complicata, per questo motivo si nutre della vita e Filippo Timi fino a questo momento desiderava arrivarci nel modo giusto, senza dimostrare, dandosi delle regole prima che siano gli altri ad imporle. È un artista onesto e dalla platea ho capito spesso che la crisi è il momento più bello, perché potrebbe darci l’opportunità di vedere una persona che non siamo. Cosa significa Filo? Non abbiate paura.
ALBINATI & TIMI
Tuttalpiù muoio
Fandango Libri
Tuttalpiù muoio
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