Quando ho ascoltato per la prima volta My Beloved Monster di Mark Oliver Everett (anima del gruppo rock alternativo americano Eels) pensavo che si fossero rotte le cuffie, la sua voce ti arriva in un orecchio e la chitarra ti suona nell’altro. Poi ho conosciuto questo grande musicista che si racconta nelle pagine di Rock, Amore, Morte, Follia, libro pubblicato nel 2008 con il titolo Cose che i nipoti dovrebbero sapere, ed ho compreso che per Everett è fondamentale muoversi liberamente, entra da dove desidera, dalla parte del cuore, della mente oppure dello spirito del lettore, che deve semplicemente aprire questo libro disarmato.
La vita gli ha chiesto molto impegno, fin da bambino gli toccò imparare ogni piccola cosa nel modo più difficile: facendola. Aveva dodici anni quando un aereo si schianta a pochi metri da casa sua, oppure quando suo padre muore a cinquantuno anni e sarà lui ha trovare il cadavere e abbracciarlo per la prima volta e poi ha una sorella schizofrenica che adora; sono solo alcune delle vicissitudini che deve fronteggiare. Si arrende Mark, ogni volta, e in quella resa trova il modo di riaffiorare, con la sua genialità e con la percezione che la cosa più bella e luminosa della sua vita è la musica, da quando a sei anni decise di acquistare una batteria giocattolo.
Le pagine scorrono in fretta, troppo in fretta, ogni tanto devi fermarti e pensare che non è un romanzo, è la vita di un uomo narrata in prima persona, dalla nascita fino alla consapevolezza più grande «ci vuole soltanto un secondo, e la vita può cambiare radicalmente». La scrittura non è impastata di nessuna pretesa, c’è solo del sincero trasporto, un racconto fondato sulla franchezza dei sentimenti (a volte scomodi), depurato dall’istinto di insegnare. Mark è un amico da ascoltare, mentre confonde tra le note dell’ironia il peso della realtà in un abisso costruttivo.
MARK OLIVER EVERETT
Rock, Amore, Morte, Follia
Elliot Edizioni