La Regola dei pesci racconta la partenza di Roberto, Anto, Ivan e Lorenzo, quattro adolescenti con caratteri molto diversi, che nell’estate tra la quarta e quinta liceo fanno un viaggio in Grecia da cui non torneranno, «in fondo alla classe ci sono quattro banchi vuoti. Uno è il mio». Il titolo fa riferimento a quel meccanismo per cui il branco dei pesci si muove assieme, sincronizzato, utile a proteggersi dall’aggressione dei predatori, «sono stati i due giorni più belli della mia vita a Kos. Non abbiamo fatto altro che gli scemi, come centinaia di ragazzi avevano fatto su quell’isola prima di noi, ma per noi quattro era diverso. Tutto era mitico, assoluto e calmo al tempo stesso. In quei giorni eravamo nella camera di compressione di qualcosa di grande che avremmo fatto poi, insieme. Eravamo un corpo solo».
Il tempo non si ferma, passano i giorni e le ricerche si susseguono, un funzionario della Farnesina segue il caso. Giorgio Scianna si muove nello spazio adolescenziale, descrive cosa accade a quattro amici che inizialmente guardano al mare come a un ideale e poi si spingono oltre un “gioco” dal fascino pericoloso. Alle loro esistenze arriva attraverso le famiglie, gli insegnanti e gli amici. Mentre la storia si trasforma lo scrittore cerca di capire insieme al lettore, esplora l’universo dei ragazzi in relazione al pianeta degli adulti; mi sembra di capire che materia ed energia sono la stessa cosa e può diventare un rapporto privilegiato solo se non ignoriamo le leggi dell’informazione.
Un adolescente a volte si sente come un pesce, immagina acqua nei sui polmoni fa male e non riesce a respirare, abbandona questo unico mondo per andare nel mondo dell’immaginazione, la fuga diventa un atto dovuto. Non ci sono forme di giudizio nei molteplici messaggi di questa storia, lo stile è sincero, Scianna non vuole scegliere le parole giuste per lavarsi la coscienza, non cerca di esorcizzare il destino o chiudere gli occhi. C’è un buco improvviso che può crearsi nella vita di ognuno, se non si ha una speranza per la quale valga la pena darsi da fare, ci si diverte a rischiare di morire.
GIORGIO SCIANNA
La regola dei pesci
Einaudi