Ives Klein, un grande artista francese, diceva che il colore della nostalgia è il colore blu perché è qualcosa che non ha ancora l’oscurità della notte e non è il cielo azzurro del sole. È la nostalgia di Ernesto, protagonista di questa storia, a farci scoprire che siamo lettori capaci di pensare. Psichiatra giunto in pensione, si trova a fare i conti con un senso di vuoto e un disagio pressante nonostante la presenza coinvolgente della moglie Wendi. Nel momento in cui il silenzio separa Ernesto dalla parola due ex allievi e un vecchio collega lo incaricano di programmare un seminario sulla nostalgia. «Il problema che mi ritorna è come cominciare il seminario. Ci vuole una roba che non abbia niente a che vedere con la nostalgia, almeno apparentemente. Allora sì che l’attenzione dell’auditorio si può alzare fino all’eccitamento. Certo non la puoi portare alle lunghe. Deve essere come uno squillo di tromba tra violini che cercano l’accordo quasi in sordina. Ma perché per il seminario hanno pensato alla nostalgia?»
Seminario sulla nostalgia è il primo romanzo di Roberto Tatarelli e anche il primo romanzo della casa editrice Aguaplano che inaugura la collana Blaupause, un termine tedesco che sta ad indicare la prova di stampa, più poeticamente la sospensione e un respiro prima della scelta. Lo stile dell’autore, curato e di buon gusto, disegna lo spazio e il tempo dell’esistenza di Ernesto, i sogni in equilibrio tra il tempo che guarda alle sue spalle e quello che intravede di fronte, gli affetti più o meno espressi, i valori protetti, gli obiettivi raggiunti nella Roma borghese tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Il lettore sente la metamorfosi dell’attesa mentre vive come una passeggiata nel parco la vita del protagonista e le citazioni dei suoi ricordi. Avremo voglia di aprire nuovamente un libro di Čechov, riacciuffare la speranza attraverso Hermann Hesse e scoprire se Viaggio al termine della notte è davvero un pugno nello stomaco.
Ho amato questo libro nel preciso momento in cui l’ho chiuso, sono di fronte al pensiero di pagine scritte che restano in testa. Nella nostalgia ricordiamo con dolcezza, nella dolce tristezza e questo sentimento a volte è un modo per riattivare la capacità di stare con noi stessi fino a comprendere che in base a come noi vediamo il nostro mondo interno si esplicita il nostro destino. «Mi torna solo un Ernesto confuso, che non ha mai preso una direzione sua propria, è andato avanti e basta». Non so se al cuore di chi legge arrivano prima le parole di Roberto oppure le riflessioni di Ernesto (entrambi psicoanalisti!) di certo questo piccolo trattato sulla nostalgia ci lascia intendere che non siamo noi a decidere se possiamo provare un sentimento e per questo motivo in una emozione non c’è mai nulla di sbagliato. Non dobbiamo cancellare il senso dal tempo che resta perchè nella contrazione vediamo sfuggirci la vita.
ROBERTO TATARELLI
Seminario sulla nostalgia
Aguaplano (Blaupause)