Maria è una giovane originaria di un paese dell’Est Europa che lavora come badante presso la signora De Siervo, una donna poco lucida e con difficoltà motorie, in una città del Nord Italia non meglio specificata. Maria parla con il Diavolo, il Diavolo parla con Maria; o forse nessuno dei due. L’autore, Davide Martirani, non si sbilancia e mantiene con un abile uso del monologo interiore, un clima sospeso tra allucinazione e paranoia, tra racconto psicologico e romanzo fantastico.
Maria è inquieta, infelice, non trova la pace interiore, no di certo nella casa in cui si è seppellita come badante, ma non la trova neanche nella chiesa presso cui si rifugia ogni giovedì. Il Diavolo ha cominciato a manifestarsi nei giochi crudeli dell’infanzia, nei peccati dell’adolescenza (magistrale la descrizione del bagno nella tinozza), nel suo orrore verso la maternità, nella sua ricercata autoafflizione e si affaccia di nuovo nella vita di Maria con l’arrivo della cugina, con la scoperta di un mondo del sottosuolo e nel finale (che qui non sveliamo e che il lettore è libero d’interpretare).
L’esordiente Davide Martirani tratteggia, con una scrittura avvolgente, il ritratto di una ragazza che vive un’esistenza al limite della follia, sullo sfondo di un’Italia straniante, insidiosa e sconosciuta. Solo nel capitolo finale si comprende cos’è quello specchio d’acqua stagnante ritratto in copertina e il significato del titolo: come si sta al mondo, nuotare e conquistare la riva o restare immobili e galleggiare? Questo è il dilemma esistenziale che anima il romanzo. Maria farà una scelta drastica e inaspettata.
DAVIDE MARTORANI
Come si sta al mondo
Quodlibet