Amor Sacri

di Paola Ottaviano

Maschile e femminile, ordine e disordine, organico e psichico, temporale e atemporale, finito e infinito accompagnano Nicola Ranieri nel suo singolare monologo intellettuale in cui il lettore può perdersi o ritrovarsi a seconda di quanto riesce a cogliere della complessità dell’opera.
Dopo una ouverture di grande impatto emotivo, in cui l’autore rievoca con sincera commozione il rito funebre per la morte di un caro amico, l’opera,sempre attenta alla morte (e alla vita), si apre ad una serie di importanti riflessioni di natura filosofica, con numerosi rimandi al pensiero dei principali filosofi occidentali. Il registro linguistico (alto) ben si coniuga con lo spessore delle considerazioni che sfociano con grande slancio in un pensiero filosofico autentico: quello di Nicola Ranieri. Fra i richiami più strutturati  e centrali, nell’opera troviamo quelli a Platone e a Carl Gustav Jung, dei quali l’autore sembra cogliere non solo l’essenza del pensiero ma il messaggio più autentico a partire dai loro numerosi scritti. Rispetto a Jung, aggiungerei che Nicola Ranieri esce dalle consuete riflessioni cliniche degli addetti ai lavori, per accedere ad una dimensione altra – direi trasversale – che va ben oltre gli interessi degli psicologi e degli psicoterapeuti, toccando passaggi decisivi sul processo d’individuazione inteso nella sua funzione di spartiacque fra organicismo e psichismo, ma soprattutto restituendo a Jung il merito, spesso poco noto, del suo contributo al superamento dell’assimilare la psicoterapia al modello organicistico, riconoscendole invece una natura dinamica, finalizzata non al raggiungimento di un’astratta guarigione, bensì all’accompagnare la psiche nell’accedere ad un proprio equilibrio dinamico, appunto.

Tra le strategie comunicative più riuscite in Amor sacri, troviamo quella dei numerosi riferimenti cinematografici – in particolare ai film di Michelangelo Antonioni, Krzysztof  Kieslowski, Pier Paolo Pasolini, Jean-Luc Godard – perfettamente padroneggiati da Ranieri, grazie alla sua corroborata esperienza di critico cinematografico. Questo escamotage gli permette di affrontare con sapiente pregnanza anche tematiche molto complesse come ad esempio quella del “doppio narciso”, elegantemente esposta attraverso le riflessioni sul romanzo di Thomas Mann La morte a Venezia e sulla trasposizione cinematografica di Luchino Visconti. Tutto ciò si presta benissimo (se pure lungi dall’intento di Ranieri) come spunto didattico per studenti universitari in diverse discipline: dalla Psicologia alla Storia della Filosofia, alla Letteratura, alla Storia dell’Arte.

Tuttavia, pur nella sua infinita ricchezza di argomentazioni, il tema più importante in Amor sacri è certamente quello dell’esasperazione della razionalità maschile, intesa quale origine di ogni male dell’Occidente. Nicola Ranieri sembra sentire visceralmente questa tematica, tanto da affrontarla come una sorta di malattia incurabile contro cui combattere dalla prima all’ultima pagina del libro. Essa, infatti, si delinea propagandosi in ogni passaggio del testo e assumendo infinite sfumature, dalla più evanescente a quella più cupa e brutale. Mentre lo sforzo di liberarsene è tale per cui, paradossalmente, ne deriva un continuo avvilupparsi in se stesso, come il baco da seta nel suo bozzolo, per venirne fuori sempre e comunque attraverso un filo sottile e preziosissimo. Ecco allora apparire – pur senza un esplicito richiamo alla sua drammatica contemporaneità – l’origine più recondita dell’aggressività maschile verso il mistero assoluto incarnato dal femminile. Così Ranieri, con sapiente rigore, riesce a trattare anche questo spinoso tema. E lo fa, come sempre,senza il benché  minimo intento accademico, attraverso registri storici, antropologici, psico-sociologici e filosofici, offrendo perciò un ennesimo spunto ai suoi lettori. A tal proposito mi permetto di suggerire la lettura di Amor sacri a tutti quei politici (e ai loro asserviti tecnici) che potrebbero trovarvi interessanti elementi di riflessione, per smetterla di svilire il fenomeno del femminicidio con spot banali e campagne a pacchetto, ennesima risposta tampone (quando non schizoide) ad un fenomeno complesso, sul quale non è possibile intervenire se non partendo dalla coscientizzazione della complessità del problema e delle sue origini ancestrali.

NICOLA RANIERI
Amor Sacri
Carabba Edizioni