Nel 1978 Ian McEwan trascorre una settimana a Venezia con Penny Allen, al ritorno di quel viaggio lo scrittore prese degli appunti che andarono persi, ritrovandoli dopo un anno e mezzo. Rileggendo ebbe la sensazione di avere già descritto due personaggi lontani da lui e Penny, Cortesie per gli ospiti nacque da quegli appunti. McEwan ammette di essere stato un libro terribilmente difficile da scrivere, in verità credo sia anche abbastanza complesso discuterne.
La storia è ambientata nella torrida atmosfera di una città sul mare oppressa dalla calura estiva, dove due coppie si incontrano in modo a prima vista casuale, Mary e Colin, turisti inglesi si imbattono in Caroline la fragile moglie di Robert. Un romanzo psicologico straordinario apparentemente semplice, ma nell’entrare in contatto questi personaggi svelano la complessità relazionale all’interno di un rapporto di coppia. Mary e Colin il cui piacere si esplica soprattutto nella familiarità dei rituali, lui un blando femminista, lei più fervente, arriveranno a distruggere quella specie di equilibrio perchè ad esempio la loro immaginazione sessuale non l’hanno mai affrontata ad un livello personale profondo, ma sempre vista come una questione sociale. È una coppia che si rifugia in quello che magistralmente lo scrittore definisce «un’abitudine retorica, un mezzo per procedere» e quando entreranno in contatto con Robert e Caroline, due creature del cuore, resteranno incantati in un modo di cui non possono parlare, ma cominceranno ad interiorizzare una serie di riflessioni che lì manderanno fuori squadra. Robert è una specie di figura caricaturale del massimo dominio patriarcale, sembra essere più un messaggio cifrato che un personaggio, mentre Caroline «dava l’impressione di avere un piacevolissimo segreto».
Nessun personaggio deve convincere il lettore e in questo Ian McEwan è chiaro, ma la cosa che mi ha interessata è capire fino a che punto gli individui collaborano alla loro sottomissione, quasi come se tra oppressore e vittima possa esistere un accordo. La tensione cresce, anche se il romanzo è breve. Il finale è inaspettato. Talentuoso lo scrittore, si dimena fra le righe di una storia nella quale trascina un lettore indolente che continua a seguirlo senza scrupolo. Per chi ama intrigarsi è nel posto giusto: «le più lontane stelle della Via Lattea erano visibili, non come una spruzzata di polvere finissima, ma come precisi punti luminosi che facevano sembrare vicine in modo inquitante le costellazioni più splendenti. L’oscurità stessa era un tepore tangibile e soffocante».
IAN McEWAN
Cortesie per gli ospiti
Einaudi Editori