Magellano

Magellano è un romanzo che racconta la prima circumnavigazione del globo, una delle storie più avventurose che ho letto negli ultimi anni, duecentoquaranta pagine dedicate all’impresa di Ferdinando Magellano, un modo romanzato per rimettere al proprio posto tasselli della storia. Gianluca Barbera utilizza la voce narrante di Juan Sebastian de Cano, uno dei pochi a fare rientro dalla spedizione, appropriandosi per lungo tempo delle fortune di questo viaggio, onori e ricchezze. La biografia di Magellano è drammaticamente perfetta, ha caratteristiche shakespeariane dove un uomo muore e interrompe la sua esistenza, ma non la sua missione perchè dopo questa esplorazione la terra sarà sferica e le mappe ormai sbagliate, saranno tutte da ridisegnare. Il prologo del libro rivela che il romanzo attinge al documento scritto da Antonio Pigafetta, un nobile vicentino che si farà imbarcare da Magellano come uomo di fiducia del capitano, tenendo nota di tutto: le rotte, le mappe geografiche, i nomi delle isole, i fondali, gli animali e le piante, descriverà anche le lingue degli indigeni quando le navi toccano terra, una massa di informazioni che costituirà una relazione importante. I primi cinque capitoli del romanzo sono dedicati alla fase preparatoria della spedizione, il lettore comprende da subito la personalità di Magellano, un uomo che non lascia nulla al caso e si affida all’arte della prudenza per il «desiderio di andare incontro ad un sogno fatto di aria e di paure». Nei capitoli successivi si salpa verso un miraggio con l’ambizione di riempire quel vuoto nelle carte di navigazione, «una cosa è certa: non vedo l’ora di prendere il mare e mettermi ogni cosa alle spalle. L’oceano può fare prodigi. E non vedevo l’ora di trovarmici in mezzo».

Nei libri di storia si dichiara che la spinta all’esplorazione è per ragioni pratiche, spesso economiche, ma dopo questa lettura mi domando, ci si può imbarcare in viaggi simili se dentro il proprio animo non si ha un misterioso richiamo verso l’avventura e la scoperta? Magellano non è mai stanco di vele e di prua è riposseduto da un sogno in un viaggio durato tre anni, dove spesso mette da parte la ragionevolezza per rasentare il fanatismo e accade quando un uomo crede nella propria azione, consapevole che le cose puoi proggettarle da solo, ma per realizzarle hai bisogno di un sostegno e cerchi di mantenere unita la flotta. Le avversità della spedizione cominciano dall’immagine di copertina e arrivano fino al raggiungimento di uno stretto la cui esistenza è restata ignota fino al primo novembre del 1520. Il comandante si ritroverà davanti ad un mare, chiamato semplicemente “mare del sud” perchè nessuno lo aveva mai navigato fino a quel momento, era un mare approssimativo, immaginato e che Magellano battezzerà Oceano Pacifico perchè è sempre bello e i venti sempre favorevoli. In questa straordinaria navigazione verso la verità, non possiamo ignorare le assurde battaglie a cui siamo sottoposti ma se conosci il tuo abisso saprai ogni cosa.

GIANLUCA BARBERA
Magellano
Castelvecchi