«Essere attaccato ma nello stesso tempo libero, come un occhio nella sua orbita o un osso nella sua cavità» questo è il senso dell’irrequietezza per Bruce Chatwin, partire per tornare, seguire la fame di vita che lo conduce dove vuole essere, gli occhi blu illuminano la strada dell’esplorazione spinti dalla curiosità irreversibile. La natura senza l’osservazione dell’uomo non avrebbe nessuna forma, In Patagonia edito da Adelphi, restituisce il cielo ad una terra alla fine del mondo. Io nascevo quando nel 1977 Chatwin pubblica una guida per raggiungere l’orizzonte, dopo aver trascorso sei mesi in «un paradiso scomodo.»
Questo è un libro che non merita nessuna definizione è semplicemente un compagno di viaggio di chi frequenta la vita. La diversità non spaventa, l’avventura si ama, la passione è rivolta alla letteratura, sarà appagante sentire l’emozione che si rigenera tra una pagina e l’altra. Ho letto In Patagonia di notte per circa una settimana, in quel silenzio senza tempo seguo Chatwin con il sacco in spalla, mentre attraversa il fascino di una terra all’estremo del sud dell’America Latina e incontra un popolo che vive in case isolate. Tra steppe aride, praterie e deserti, tra fiordi glaciali e foreste pluviali osserva luoghi e persone sotto ogni luce disponibile e non dimentica nulla, recupera ogni sentimento con la precisione di un cecchino. L’autore ascolta la storia della Patagonia perchè solo così può restituire l’anima di un altrove fatto di terra e sassi: «un camion, con tre uomini nella cabina, si fermò. Andavano a fare un carico di fieno sulle montagne. Passai la notte sballottato sul retro e all’alba, coperto di polvere, vidi il sole accendere le cime ghiacciate e lontano gli alti pendii striati di bianco dalla neve e anneriti dalle foreste di faggi.»
Ogni notte aprivo il libro come se dovessi riprendere una caccia al tesoro fino a domandarmi, sono sicura di non essere stata davvero in Patagonia? Perchè Chatwin mentre delinea il suo destino di viaggiatore ti insegna come si fa, annulla quel confine tra lui e te, tra scrivere e leggere, segui le sue gambe come fossero le tue e attraversi pezzi di mondo di smisurata bellezza fino ad arrivare dove la scrittura si nasconde, in primitivi silenzi, in spazi segreti. Ora ho capito cosa significa quando Bruce Chatwin afferma che per uno scrittore la distinzione tra realtà e finzione è inutile.
BRUCE CHATWIN
In Patagonia
Adelphi